…Ora, siamo dilaniati dalla paura che queste occasioni di bevute saltuarie nelle prime due settimane di gravidanza possano aver causato qualche danno irreparabile all’embrione.
Vorremmo chiedere qualche informazione:
1) Se ci sono specialisti obiettivi a cui rivolgersi
2) Se il consumo di alcol sporadico nei primissimi giorni (la prima settimana) può causare già danni seri o se (come si legge da qualche parte) non è ancora avvenuta la connessione vascolare tra embrione e madre.
3) Se c’è un modo analitico per rilevare con certezza durante la gravidanza, nel primi mesi, la presenza di danni o della sindrome feto alcolica…
AUTORE
Prof. Mauro Ceccanti
CATEGORIA
L’esperto risponde
POSTATO IL
21 Marzo 2021
Buon giorno,
RISPOSTA
Purtroppo il consumo di alcol nei giorni precedenti il concepimento e durante la gravidanza e allattamento possono determinare dei problemi nel bambino. Tuttavia, questo non si verifica sempre, ma quando esistano condizioni della madre e del padre predisponenti che non sono prevedibili.
Per rispondere poi alle domande specifiche poste (eccetto la I che praticamente dovrebbe coincidere con il mio parere), per la 2 direi che questo può accadere. Nel DSM 5, il Manuale Diagnostico Statistico della comunità sanitaria mondiale per i disturbi mentali, è stato introdotto il “Neurodevelopmental disorder associated with prenatal alcohol exposure (Disturbo del Neurosviluppo associato all’esposizione prenatale all’alcol). Questa categoria è caratterizzata da un range di disabilità dello sviluppo conseguenti all’esposizione all’alcol in utero.”
“Il disturbo neurocomportamentale associato all’esposizione prenatale all’alcol (DN-EPA) è un nuovo termine chiarificatore, inteso a comprendere l’intera gamma di disabilità dello sviluppo associate all’esposizione all’alcol in utero. Le attuali linee guida diagnostiche consentono di diagnosticare DN-EPA sia in assenza che in presenza degli effetti fisici dell’esposizione prenatale all’alcol (ad esempio, dismorfologia facciale richiesta per una diagnosi di sindrome alcolica fetale – FAS).”
Da nostri studi, infine, risulta che effettivamente l’esposizione all’alcol si associa frequentemente a disabilità nella vita del bambino. E’ inoltre importante ricordare che è il consumo “binge”, cioè maggiore di 3 UA[1] nella donna e di 4 UA nell’uomo, che più frequentemente si accompagna ai disturbi sopra detti.
Tuttavia si deve anche sapere che la percentuale di bambini che nascono con FASD in soggetti che hanno consumato alcolici prima e durante la gravidanza, va aumentando con le quantità di alcol assunte, con l’età e le parità della madre (n. di gravidanze precedenti), polimorfismi (enzimi con diversa capacità di metabolizzare l’alcol) dei sistemi metabolici del padre e della madre, stato nutrizionale, stato socio-economico, condizioni familiari, psicologiche e spirituali della madre. Infine, lo stress in gravidanza può essere anch’esso nocivo per il bambino. Pertanto, ora si deve cercare di vivere serenamente questo periodo per cercare di non produrre quei danni che magari l’alcol non ha provocato, con paure magari ingiustificate.
Cosa fare: intanto non bere alcolici, e provare a fare una ecografia morfologica intorno alla 20-22 settimana (dovrebbe essere prevista nel programma con cui i ginecologi seguono la gravidanza) e chiedere alla ecografista se può misurare la massa cerebrale, il segmento fronto-talamo posteriore, il segmento intercantale mediale e la rima palpebrale, peso approssimato del bambino e la sua lunghezza.
Inoltre dopo la nascita (a circa 2 anni) sarebbe opportuno valutare il comportamento del bambino.
Cordiali saluti.
Prof. Mauro Ceccanti
[1] UA= Unità Alcolica. E’ una misura del bere che corrisponde a circa 13 g di alcol puro. Questi sono contenuti in un bicchiere di vino, una lattina di birra da 330 ml., un bicchierino di superalcolico di 30-40 ml, per le concentrazioni di alcol più comuni in queste bevande (vino 12 % vol., birra 4-6 % vol., superalcolico 40 % vol.).
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