…Il programma di training delle life skills è un programma psicoeducativo ampiamente validato dalla comunità scientifica per la promozione della salute e la prevenzione del disagio giovanile, efficace in relazione a numerosi fattori di rischio quali l’abuso di sostanze o l’attuazione di condotte devianti…

AUTORE

Claudio Diaz

CATEGORIA

Bacheca, Associazione, In Evidenza

POSTATO IL

9 Giugno 2022

SOCIAL

AIDEFAD – ETS

Percorso Psicoeducativo sperimentale di training delle Life Skills rivolto a ragazzi con caratteristiche di funzionamento rientranti nello spettro dei Disturbi Feto Alcolici – FASD (dall’inglese Fetal Alcohol Spectrum Disorder) e della Sindrome Feto Alcolica (FAS)
A cura di: dr.ssa Ballo Irene (Psicologa), dr.ssa Chiara Campagnoli (Psicologa), dr.ssa Stefania Bazzo (Pedagogista).

Premessa

Nel 1992 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha affermato che è necessario conoscere e sviluppare un pattern di competenze, riconosciute nella definizione comune di life skills, “per star bene con gli altri, gestire lo stress della vita quotidiana ed evitare comportamenti a rischio”.
Tali competenze sono state successivamente descritte e classificate dalla stessa OMS in tre gruppi:

  1. competenze cognitive: funzioni legate all’elaborazione delle informazioni, utili a potenziare e sviluppare il pensiero. In questa categoria rientrano la percezione, la memoria, la capacità di risolvere problemi e prendere decisioni, nonché la creatività.
  2. competenze emotive: capacità ed abilità sociali che si esplicano sul piano affettivo e sociale e consentono di porsi in modo adeguato affrontando al meglio le diverse situazioni che la vita pone davanti. Secondo quanto descritto da Goleman le principali competenze coinvolte nell’intelligenza emotiva sono la consapevolezza di sè, l’autocontrollo, la motivazione, l’empatia e le abilità sociali.
  3. competenze relazionali: un insieme complesso di comportamenti e atteggiamenti oltre che di abilità, fondamentali per riuscire a stare in relazione con gli altri. Tra questi rientrano ad esempio la capacità di ascolto e di stare in gruppo, la comunicazione efficace e la gestione dello stress.

Acquisire le life skills, come suggerisce A. Pellai, implica allenarsi, proprio come accade nello sport, fare pratica, conoscere le regole del gioco e imparare dalle sconfitte. Non vi è mai la garanzia di avere una vita felice neanche diventando atleti esperti ma avere nel proprio bagaglio gli strumenti più opportuni da tirar fuori davanti ad una delle tante e diverse sfide che la quotidianità presenta, è di certo un elemento che ha grande potenziale in termini di prevenzione del disagio e del benessere individuale.

Il programma di training delle life skills è un programma psicoeducativo ampiamente validato dalla comunità scientifica per la promozione della salute e la prevenzione del disagio giovanile, efficace in relazione a numerosi fattori di rischio quali l’abuso di sostanze o l’attuazione di condotte devianti. Si esplica generalmente attraverso un percorso di più incontri finalizzati al potenziamento di un ampio pattern di abilità personali e sociali.
L’obiettivo è quello di aumentare la capacità del soggetto di gestire le sfide quotidiane che la vita pone davanti, favorendo un maggior senso di autocontrollo ed autoefficacia personale e interpersonale.

Il modello multidimensionale e l’approccio psicoeducativo che stanno alla base di questo tipo di programma si ipotizza possano rendere l’intervento potenzialmente efficace anche per quei ragazzi il cui quadro clinico comporta un ampio spettro di disordini e alterazioni anche sul piano soggettivo e della condotta e che generalmente tendono a sviluppare comportamenti e manifestazioni che rientrano nell’accezione comune del disagio giovanile. In tal senso, secondo la nostra ipotesi, l’adattamento alle specificità del quadro clinico dei ragazzi che presentano caratteristiche rientranti nello Spettro dei Disturbi Feto Alcolici e della Sindrome Feto Alcolica, di un programma che mira a prevenire comportamenti critici e lo sviluppo di fattori di rischio associati al disagio giovanile già in un contesto di norma, può rivelarsi una risorsa di tipo psicoeducativo per supportarli nella crescita e nello sviluppo; con finalità preventiva e di promozione della salute pur nei limiti conosciuti e sanciti dal loro disturbo sul piano organico e neurocognitivo.

Come noto la Sindrome Feto Alcolica (FAS) fa riferimento ad un danno neurobiologico permanente causato dall’esposizione pre-natale all’alcol materno. Oltre alla FAS, che è la manifestazione più grave del danno causato dall’alcol al feto, si possono verificare una varietà di anomalie strutturali (anomalie cranio facciali, rallentamento della crescita, ecc.) e disturbi dello sviluppo neurologico, che comportano disabilità comportamentali e neuro-cognitive, queste alterazioni si possono presentare con modalità diverse tali da comportare un ampio spettro di disordini che vengono ricompresi nel termine FASD (Spettro dei Disturbi Feto Alcolici, dall’inglese Fetal Alcohol Spectrum Disorder).

La proposta di una linea di intervento se da un lato deve tener conto della grande variabilità con cui il quadro sintomatico può manifestarsi, del diverso grado di compromissione delle abilità intellettive e neurocomportamentali che questi ragazzi presentano, dall’altro si ritiene debba tener presente e valorizzare le capacità residue o conservate di ognuno e che possono essere risorsa importante anche in termini compensativi per una migliore qualità di vita.

L’intervento che si intende sviluppare consiste nell’adattamento del training delle life skills in merito alle specifiche competenze cognitive, emotive e relazionali dei ragazzi coinvolti nel percorso, per favorirne dove possibile, il loro potenziamento. La rielaborazione del programma in termini di obiettivi e nella definizione delle attività proposte, si ritiene utile mantenga le tecniche di intervento tipicamente utilizzate nel training validato dall’OMS in un contesto di norma e che fondano i propri principi nell’apprendimento attivo. Saranno privilegiate dunque tecniche quali la partecipazione attiva, l’assunzione di responsabilità, il cooperative learning, il brainstorming, il role play.

Per determinare reali miglioramenti del benessere individuale e raggiungere l’obiettivo finale di prevenzione del disagio o di alcuni aspetti che lo caratterizzano, va ponderata la durata dell’intervento e le singole attività devono essere costruite secondo un approccio multidimensionale e multidisciplinare. In tal senso in fase di programmazione sono state coinvolte sia la figura professionale dello psicologo che quella del pedagogista, con specifiche competenze rispettivamente in psicologia dello sviluppo e di lavoro con ragazzi FASD.

L’intervento ipotizzato si svolgerà al massimo in 20 incontri suddivisi in tre moduli in relazione alle macro aree di interesse individuate in fase di progetto: area emotiva, area relazionale e area cognitiva.

Parte integrante del programma saranno incontri rivolti alle famiglie dei ragazzi partecipanti, che si ritiene debbano essere coinvolti in modo attivo per una maggiore efficacia dell’intervento.

Clicca QUI per vedere la presentazione completa del progetto.

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