…La salute mentale nella comunità riguarda sia i soggetti fragili, che presentano dei bisogni di assistenza, ma anche la prevenzione e la protezione di queste fragilità – ovvero persone in età evolutiva, anziani, persone con disabilità, con malattie mentali o dipendenze – la tempestività e l’efficacia degli interventi; in altre parole, la tenuta del sistema di assistenza propria di questo ambito. La Relazione Socio Sanitaria della Regione indica che oltre 100.000 le persone con bisogni di salute mentale sono in carico ai servizi territoriali ed i dati SISM del Ministero della Salute parlano di oltre 400.000 persone che assumono farmaci antidepressivi. Sempre secondo i dati SISM, forniti dal ministero per la Salute, nel Veneto ogni anno 25.000 persone giungono a contatto con i servizi per la salute mentale per la prima volta. Di fronte a questo scenario il Veneto ha fatto registrare un progressivo impoverimento delle risorse dedicate alla salute mentale, che dai dati disponibili dal sistema informativo nazionale, risultano diminuite ogni anno. I dati più recenti mostrano, infatti, che la spesa in questa area è la più bassa in Italia dopo la Basilicata, con 54,5€ per residente (2,5% della Spesa Sanitaria), quando la media Italiana è di 78,1€ (3,6% della Spesa Sanitaria).
I Dipartimenti per la salute mentale hanno meno operatori in servizio rispetto al resto d’Italia, non solo per quanto riguarda i medici (30% in meno), ma anche psicologi (47% in meno), Terapisti della riabilitazione psichiatrica (85% in meno) ed assistenti sociali (43% in meno). I dati mostrano con chiarezza come questa situazione porti ad impoverire la capacità di dare cura (il 62% in meno delle prestazioni terapeutiche rispetto alla media nazionale), favorendo al suo posto interventi assistenzialistici e custodialistici. La stessa residenzialità psichiatrica ha visto negli ultimi 2-3 anni lo spostamento delle risorse disponibili da strutture residenziali a più alta intensità riabilitativa (passate dal 44 al 33%) a contesti di lungoassistenza per cronici (passata dal 27 al 50%)…
AUTORE
Claudio Diaz
CATEGORIA
Associazione, Bacheca
POSTATO IL
12 Marzo 2020
SOCIAL
COMUNICATO STAMPA DEL COORDINAMENTO VENETO PER LA SALUTE MENTALE – SaMe Ve
La salute mentale durante e dopo il COVID: verso una conferenza regionale per la salute mentale: priorità e criticità. L’analisi del coordinamento Veneto per la salute mentale SaMeVe
“In epoca di pandemia la salute mentale rischia di essere trascurata” – è l’allarme lanciato dal Coordinamento per la Salute Mentale del Veneto (SaMeVe), che riunisce una serie di sigle, associazioni e società scientifiche che si occupano di salute mentale nella nostra regione, quali le società di
Psichiatria (PSIVE), di neuropsichiatria infantile (SINPIA) , di epidemiologia psichiatrica (SIEP), di infermieristica in salute mentale (SISISM), di riabilitazione psicosociale (SIRP), di psicogeriatria (AIP), il coordinamento dei servizi per le dipendenze (Coverserd), le associazioni dei familiari, degli utenti, le associazioni del privato sociale, Confcooperative e Lega coop e da molte altre associazioni culturali e con finalità sociale, per un totale di 20 sigle.
In questo anno di pandemia l’impegno dei servizi e degli operatori socio-sanitari è stato determinate. La necessità di limitare il contagio, peraltro ancora non risolta, ha determinato cambiamenti profondi nel fare sanità nel nostro Paese E’ cambiato non solo il modo di occuparsi della propria salute, l’ordine delle priorità, ma anche la condizione di salute della popolazione ha subito e continua a subire gli effetti della pandemia. “Fra le conseguenze della emergenza sanitarie e sociale, gli effetti sulla salute mentale sono stati, purtroppo, sottovalutati” – dichiara Gerardo Favaretto, portavoce del SaMeVe.
La salute mentale nella comunità riguarda sia i soggetti fragili, che presentano dei bisogni di assistenza, ma anche la prevenzione e la protezione di queste fragilità – ovvero persone in età evolutiva, anziani, persone con disabilità, con malattie mentali o dipendenze – la tempestività e l’efficacia degli interventi; in altre parole, la tenuta del sistema di assistenza propria di questo ambito. La Relazione Socio Sanitaria della Regione indica che oltre 100.000 le persone con bisogni di salute mentale sono in carico ai servizi territoriali ed i dati SISM del Ministero della Salute parlano di oltre 400.000 persone che assumono farmaci antidepressivi. Sempre secondo i dati SISM, forniti dal ministero per la Salute, nel Veneto ogni anno 25.000 persone giungono a contatto con i servizi per la salute mentale per la prima volta. Di fronte a questo scenario il Veneto ha fatto registrare un progressivo impoverimento delle risorse dedicate alla salute mentale, che dai dati disponibili dal sistema informativo nazionale, risultano diminuite ogni anno. I dati più recenti mostrano, infatti, che la spesa in questa area è la più bassa in Italia dopo la Basilicata, con 54,5€ per residente (2,5% della Spesa Sanitaria), quando la media Italiana è di 78,1€ (3,6% della Spesa Sanitaria).
I Dipartimenti per la salute mentale hanno meno operatori in servizio rispetto al resto d’Italia, non solo per quanto riguarda i medici (30% in meno), ma anche psicologi (47% in meno), Terapisti della riabilitazione psichiatrica (85% in meno) ed assistenti sociali (43% in meno). I dati mostrano con chiarezza come questa situazione porti ad impoverire la capacità di dare cura (il 62% in meno delle prestazioni terapeutiche rispetto alla media nazionale), favorendo al suo posto interventi assistenzialistici e custodialistici. La stessa residenzialità psichiatrica ha visto negli ultimi 2-3 anni lo spostamento delle risorse disponibili da strutture residenziali a più alta intensità riabilitativa (passate dal 44 al 33%) a contesti di lungoassistenza
per cronici (passata dal 27 al 50%).
Analoghe criticità si riscontrano anche nell’ambito della assistenza alle persone con dipendenza da sostanze e ai bambini ed adolescenti con difficoltà emotive e relazionali.
La crisi pandemica ha messo ulteriormente in difficoltà i servizi e averne accentuato le criticità precedenti.
A questo va aggiunto che il bisogno di assistenza per problemi di salute mentale è in progressivo aumento – come dimostrano i primi dati provenienti da tutto il mondo (si parla di incrementi del 20-30% della domanda) – e prevedibilmente riguarderà non solo le persone che attualmente sono in difficoltà, ma anche altri e, in particolare, i ragazzi e gli adolescenti cui questa crisi sta togliendo la possibilità di vivere una socialità positiva.
Partendo da queste considerazioni, il Coordinamento ha organizzato un evento on line per sabato 13 Marzo, in cui verranno discusse le questioni più urgenti che riguardano la salute mentale del Veneto in epoca di pandemia.
La proposta del Coordinamento Veneto per la salute mentale è che la Regione del Veneto promuova una conferenza regionale per la salute mentale, per rilanciare l’azione di tutti i servizi e dei vari soggetti che, a vario titolo, si occupano di salute mentale sul nostro territorio.
“Comprendere i problemi, conoscere le difficoltà per una programmazione che investa energie e risorse nella salute mentale è il modo migliore per contrastare la pandemia, non solo perché si sconfigge il virus ma perché si combattono anche le ricadute psicosociali che lo stesso ha generato” – conclude la nota del Coordinamento.
Per informazioni alla partecipazione scrivere a coord.salutementaleveneto@gmail.com
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