…In quest’ottica, l’educatore professionale del SERD lavora con l’utente e con la rete di riferimento, in primis con i familiari. L’obiettivo, infatti, è orientare il paziente al cambiamento e sensibilizzare la cerchia di soggetti che gravitano intorno, perchè il percorso trattamentale possa essere compreso, incoraggiato e mantenuto.

Ipotizzando un intervento di presa in carico dell’adulto con FASD da parte del Servizio, l’ep rappresenterebbe una figura cardine nell’iter riabilitativo, con funzione di sostegno per la persona, per i familiari e per la rete.

L’educatore professionale, infatti, tradurrebbe la speculazione tecnico-scientifica sulla sindrome in sapere pratico, fornendo strumenti e determinando situazioni intenzionalmente educative, che predispongano all’accettazione, alla comprensione e alla gestione di un disturbo tanto complesso…

AUTORE

Francesca Ancilotto

CATEGORIA

In Evidenza, Tesi, FASD, Premio Debiasi

POSTATO IL

17 Novembre 2021

SOCIAL

AIDEFAD – APS/ETS

L’elaborato si pone l’obiettivo di approfondire alcune sfaccettature della FASD “Spettro dei Disordini Feto Alcolici”, una sindrome “trasparente”, che viene comunemente fraintesa e mal trattata.

In particolare, il progetto di tesi da un lato vuole avvicinare il tema all’ambito formativo dell’educazione professionale, dall’altro, invece, si propone di sensibilizzare alle conseguenze della FASD nei giovani-adulti, conoscendo le modalità di presa in carico di queste persone nei servizi del nostro Sistema Sanitario.

Si presenta come una rivisitazione della bibliografia inerente lo Spettro dei disordini feto alcolici, associata ad un percorso di ricerca qualitativa e all’esperienza di tirocinio formativo che ho svolto presso il SERD dell’AULSS2 Marca Trevigiana, sede di Treviso.

L’intenzionalità di lavorare sull’argomento, infatti, nasce al Servizio Alcologia di Treviso, in cui ho potuto avvicinarmi ai materiali di sensibilizzazione e prevenzione agli effetti del consumo di alcol in gravidanza (con riferimento al “manifesto” di Mamma Beve Bimbo Beve, di forte impatto emotivo e comunicativo).

Dentro al lavoro di ricerca, ho raccolto testimonianze di professionisti, famiglie e adulti con FASD, grazie ad un accordo collaborativo con AIDEFAD – APS/ETS. L’indagine qualitativa mi ha permesso di comprendere meglio la complessità clinica di tale sindrome e di costruire nuova conoscenza e consapevolezza a partire dall’esperienza di coloro che lavorano e convivono con lo Spettro dei disordini feto alcolici.

Approfondire la tematica, con particolare attenzione al target dei giovani-adulti, mi ha portata a sviluppare delle considerazioni in ambito educativo e a trarre delle conclusioni per un ipotetico intervento a sostegno dell’adulto con FASD.

In particolar modo, ho riflettuto sulle possibilità di presa in carico della persona con sindrome da parte dei Servizi per le Dipendenze Patologiche, soffermandomi sulla funzione dell’educatore professionale (ep).

L’ep, a partire da un’analisi ecologica del contesto, opera per progettualità, identificando obiettivi ed attività che rispondano ai bisogni emergenti.

Dunque, guarda alla persona nella sua globalità, agendo su più dimensioni e coniugandone il profilo oggettivo, diagnostico con il funzionamento vitale.

In quest’ottica, l’educatore professionale del SERD lavora con l’utente e con la rete di riferimento, in primis con i familiari. L’obiettivo, infatti, è orientare il paziente al cambiamento e sensibilizzare la cerchia di soggetti che gravitano intorno, perchè il percorso trattamentale possa essere compreso, incoraggiato e mantenuto.

Ipotizzando un intervento di presa in carico dell’adulto con FASD da parte del Servizio, l’ep rappresenterebbe una figura cardine nell’iter riabilitativo, con funzione di sostegno per la persona, per i familiari e per la rete.

L’educatore professionale, infatti, tradurrebbe la speculazione tecnico-scientifica sulla sindrome in sapere pratico, fornendo strumenti e determinando situazioni intenzionalmente educative, che predispongano all’accettazione, alla comprensione e alla gestione di un disturbo tanto complesso.

L’ep, inoltre, dentro ad un lavoro di sensibilizzazione del contesto di vita della persona con fragilità, contribuirebbe alla creazione di una rete di servizi e di agenzie del territorio per favorirne l’integrazione e l’inclusione.

Una conoscenza e collaborazione con AIDEFAD – APS/ETS da parte dei servizi socio-sanitari, ad esempio, promuoverebbe un intervento mirato e globale a fianco delle persone con FASD.

Auspico che il lavoro svolto possa costituire un primo output di un percorso di ricerca-azione, volto ad un’emancipazione delle dinamiche preventive e terapeutiche, nell’ottica di attuare sempre più percorsi di cura Person Centered e di empowerment della rete familiare e sociale di riferimento.

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